Una valigia piena di figure
[di Monica Monachesi]
Un Paese senza nome, molti Paesi senza nome quelli dei tanti migranti, rifugiati, persone, creature in cammino per attraversare acque, terre, distese interminabili segnate da confini, per rifugiarsi nel mondo, in cerca di protezione e di un’altra possibilità.
Da un Paese senza nome è il progetto di Francisca Yañez che da sempre, è impegnata nella testimonianza attiva, attraverso l’illustrazione e l’arte.
Una mostra, un racconto d’infanzia in prima persona, un laboratorio che viene fuori da una valigia piena di figure e passaporti, per ascoltare, riflettere, confrontare e infine: esprimere.
Una mostra, un racconto d’infanzia in prima persona, un laboratorio che viene fuori da una valigia piena di figure e passaporti, per ascoltare, riflettere, confrontare e infine: esprimere.
Allestimento di Un Paese senza nome a Le immagini della fantasia 35, Sàrmede ottobre 2017 – gennaio 2018.
La storia di Francisca Yañez comincia così, cone le parole scritte in questo passaporto:
Pagine di passaporto esposte in mostra.
Fu un gesto di amore, quello dei suoi famigliari, di rispetto e tutela di un mondo interiore, molto prezioso, soprattutto in quella situazione di esilio.
Ma torniamo a noi, e alla mostra di Francesca. Per chiudere, avevamo in mente un gran finale.
Dipinto su legno di Giuseppe Braghiroli.
Una parete brulicante di occhi profondi e un’altra che srotola distese di cammini su cui questi occhi si sono posati o si poseranno. I loro occhi, i nostri occhi.
Parete di Francisca Yanez.
Parete di Giuseppe Braghiroli.
Rifugiarsi nel mondo da un Paese senza nome. è lo sviluppo di tutto ciò che ho raccontato fin qui, nato dalla nuova amicizia, dal dialogo tra due illustratori e soprattutto dall’invito di Un-Type a Parma.
Francisca Yáñez, invita a interrogarci sui destini di tante figure in viaggio, come fa pure Giuseppe Braghiroli che invita a un contatto con la dimensione interiore dei tanti viaggiatori, ma in loro assenza.
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